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Visualizzazione dei post da 2014

Una volta per tutti.

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Le mie foto fanno il giro del mondo da 5 anni, sono sulla cresta dell’onda, sulla bocca di tutti. Sono quasi famoso. Non avrei mai immaginato che sarebbe potuto succedere ad uno come me. Se li guardo bene, non ho proprio una bella cera negli scatti che si vedono in giro. Ho avuto dei giorni decisamente migliori di quello in cui il flash della macchina fotografica ha colpito la mia faccia e il mio corpo!  Ho 31 anni e sono un giovane italiano come tanti altri: una famiglia, un lavoro che non c’è e gli amici che invece ci sono.  Sono cose semplici, ma che mi rendono felice. Ho un tetto sulla testa e poco sale in zucca perché mi drogo. Credo di farlo per stare più tranquillo, anche se so che così non faccio stare tranquille le persone che mi vogliono bene.   Lo sento forte e chiaro l’affetto dei miei cari. Lo sento ora più che mai. Sento anche la solidarietà  e la rabbia di persone che non ho mai conosciuto, ma che adesso conoscono bene la mia storia e conoscono me. Se penso ai

Bigotti.

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Qualche giorno fa ci siamo rivisti dopo un po' che non ci vedevamo. Tu hai un anno meno di me e mi hai fatto le classiche domande del caso stile tipo "Come stai? Cosa stai facendo in questo periodo? Che fine hanno fatto quelle persone (stranamente sfuggite alle tue statistiche occupazionali)?". Io ho risposto alle tue domande, con pacatezza, discrezione e ironia.  Le persone come te mi fanno sorridere perché hanno quella curiosa tendenza a sminuire gli altri per cercare di emergere. Non hai ancora capito che invidia e negatività non generano nulla, anzi, le cose le sviliscono facendole morire, come accade a chi prova sempre invidia per qualcosa o per qualcuno. Come te. Di fronte al mio entusiasmo nel raccontarti cosa stessi facendo in un periodo asfittico, negativo e critico come questo, tu mi hai gelata con un secco "ma ti conviene?!". Io ho risposto che se per "convenienza" intendevi il fatto di conoscere persone nuove, ricevere nuovi stimoli, far

I balconi degli altri

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Tu le notizie le ascolti alla radio e non alla tv come tutti gli altri. Lo so perché il giornale-radio che ascolti al mattino si infila nelle mie finestre e mi ritrovo a sentire con te le notizie delle prime ore della giornata, con la costante consapevolezza che sarà dura mantenere calma e ottimismo dopo ciò che entrato nelle nostre orecchie. Forse hai iniziato a fare yoga anche per questo, per ritrovare la tranquillità che il mondo cerca costantemente di toglierci. Tu sei un tipo silenziosamente solitario e condividi il tuo piccolo appartamento con un gatto arancione che spesso mi sbircia furtivo dalla finestrella del tuo bagno che si affaccia sulla mia camera da letto. Immagino tu sia in pensione e hai delle abitudini piuttosto bizzarre o almeno lo sono per il mio modo di vedere le cose. Tutti i giorni, dal tuo stretto balcone in ferro e pietra, stendi sui fili lenti del bucato due cuscini quadrati di velluto. Li assicuri al filo con delle mollette scure di legno e li stendi a

Sfondare porte aperte

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Oggi, in un ufficio pubblico, un'impiegata si è sfogata con me per via della "dilagante mancanza di   professionalità\serietà\competenza dei suoi colleghi" avvinghiati come cozze allo scoglio ai loro bei contratti indeterminati a dispetto della sua precarietà di una vita. Ho assistito a consulenze improvvisate e colorite allo sportello senza la minima considerazione del fattore-privacy, ho sentito telefoni squillare continuamente per consulenze sulla p reparazione del pranzo a casa, ho seguito con lo sguardo tre impiegati aggirarsi per oltre mezz'ora nell'ufficio alla ricerca spasmodica di una pratica sparita misteriosamente. Sembravano degli automi lobotomizzati ed era davvero ridicolo il fatto che per cercare quella pratica fossero necessarie 3 persone 3. Avrei voluto abbracciare quell'impiegata, proprio come lei avrebbe voluto abbracciare me, ma l'abbraccio solidale non c'è stato. Magari lo faremo domani, visto che dovrò tornare nell&

Il Dittatore (di Gianni Rodari)

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Un punto piccoletto, superbioso e iracondo "dopo di me – gridava - verrà la fine del mondo!" Le parole protestarono: "Ma che grilli hai pel capo? Si crede un Punto – e – basta, e non è che un Punto – e – a – capo". Tutto solo a mezza pagina lo piantarono in asso, e il mondo continuò una riga più in basso.

Fossile

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La mia passione, da piccola, erano i fossili. Chiunque mi chiedesse cosa avessi voluto fare da grande riceveva da me sempre la stessa risposta: “voglio fare l'archeologa!”. Portavo spesso con me un pennello per il phard preso dal beauty di mia madre e amavo passarlo sugli oggetti per scoprire chissà quali tesori nascosti sotto la superficie delle cose. Ero molto legata ad un libro sui dinosauri che mi aveva regalato un'amica di famiglia; sfogliavo con estrema curiosità le pagine plastificate di quel volume e mi piaceva passare le dita sulle immagini, come a voler accarezzare quegli animali strani, misteriosi e appartenenti ad epoche così lontane dal tempo che stavo vivendo. La stessa amica di famiglia, cavalcando l'onda della mia passione, mi aveva regalato la sua raccolta di diapositive su minerali e pietre preziose. Quel suo regalo mi rese una bambina felicissima e adoravo tirare giù la tenda della mia camera per proiettarci sopra quelle immagini così colorate e part

Mantengo l'eleganza anche nella confusione della pioggia

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[Questo post è frutto di un esercizio con il Gruppo di Scrittura che sto frequentando. Ho pescato tre parole (eleganza-confusione-pioggia) e ho scritto una storia che abbracciasse i 3 termini] Fabrizio De André l'ha scritto in una canzone che ci sono quelli che aspettano la pioggia per non piangere da soli. Oggi piove e io sono uno di loro. Non appena ho visto le nuvole riunirsi scure nel cielo, sono schizzato fuori dal mio ufficio e ho tirato un sospiro di sollievo perché sapevo che da lì a poco mi sarei lasciato andare ad un pianto liberatorio. Proprio per questo l'autunno è la mia stagione preferita, ma anche quel pazzo di marzo mi regala non poche soddisfazioni. Sono sotto la poggia e piango come un bambino, mi sbarazzo della tristezza per lasciare spazio alle nuove inquietudini che scalpitano per venire a farmi compagnia. L'acqua mi bagna i vestiti e i pensieri, ho gli occhiali appannati e i miei piedi nuotano nelle scarpe. E' piuttosto frustrante fingere g

Fare strani versi

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Se ridimensionassi le mie aspettative, riducessi le mie prerogative, diminuissi le mie invettive, vivrei più serenamente. Se mettessi da parte il mio orgoglio, se facessi delle cose belle il mio scoglio, se andassi sempre oltre ogni sospetto di broglio, vivrei più serenamente. Se fossi meno istintiva, magari più riflessiva, sempre sulle rapide e mai sulla riva, vivrei più serenamente. Se fossi tutto questo, al di là di questo testo, oltre ogni mia intenzione fatta manifesto, vivrei lo stesso? No.

La mia pigrizia mi rende loquace, ma solo nel sonno

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[Questo post è frutto di un esercizio con il Gruppo di Scrittura che sto frequentando. Ho pescato tre parole (sonno-pigrizia-loquace) e ho scritto una storia che abbracciasse i 3 termini] Mi piace dormire. Mi piace perché sogno quelle cose che mi fanno tornare indietro nel tempo, quando tutto era più facile e felice. L'orologio è la mia bussola. Ne tengo una in ogni stanza, così non mi perdo mai l'orario e posso organizzarmi per bene, sia per i pasti che per le dormite. Cerco di dormire più che posso: di notte, dopo aver pranzato e spesso riesco anche ad assopirmi semplicemente da seduta, posando il viso sulla mano. Sono diventata brava perché mi basta chiudere gli occhi per dormire profondamente e da un paio d'anni le mie migliori alleate nel sonno sono delle piccole pasticche color salmone che mi ha prescritto la dottoressa. Prendo quelle pillole perché sono tornate a farmi visita due amiche di vecchia data: ansia e depressione. “Alla televisione” vedo che anche q

Da piccola volevo un cavallo

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Quand'ero piccola chiedevo spesso a mia madre di poter ricevere un cavallo in regalo e quando lei mi chiedeva "Giorgia, dove lo mettiamo?!" io le rispondevo con estrema naturalezza dicendo che l'avremmo potuto sistemare "o nel fondaco o dietro la tenda della mia cameretta!" e che mi sarei impegnata personalmente a portagli da mangiare.  Con il senno di poi, posso dire che mi è sempre piaciuto immaginare di far convivere cose diverse tra loro, senza forzature, ma in un'ottica di reciproco rispetto e convivenza. Ma con altrettanto senno di poi dico che l'immaginazione di fronte a certa realtà non può nulla, non può imbrigliarla o condizionarla.  Deve lasciarla andare libera, come un cavallo che corre nel verde. 

In principio era l'audiocassetta

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In principio era l' audiocassetta che tenevo sempre infilata nello stereo in camera per registrare le canzoni della radio. Venivano fuori delle compilation originali e personali che era un piacere stare a sentire. Poi, quando mi stancavo di ascoltare e canticchiare sempre la stessa sequenza musicale, bastava un quadratino di cartoncino da fissare con dello scotch sulla cassetta, per renderla nuovamente registrabile.  Mi piaceva fare lo stesso con le videocassette , registrando spezzoni di programmi tv, video musicali e tutto ciò che mi dilettavo a replicare in casa, con un microfono, un abbigliamento discutibile e quel pizzico di protagonismo e presunzione che mi ha sempre animata e divertita. Con i floppy-disc non ho avuto un grande rapporto, più che altro ne rompevo uno al giorno perché mi piaceva smontarli per vedere cosa c'era dentro. Giusto il tempo di capirlo, che sono arrivati i cd audio , da maneggiare con estrema cura e da lucidare con la pezzolina degli occhia

Discromia sentimentale

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Vorremmo chi non ci vuole. Quelli che invece ci vorrebbero non ci fanno effetto né diamo loro affetto.  

Vale a Carnevale ?

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Quest'anno, per Carnevale, ho deciso che mi travestirò da cervello. Il tuo. Proverò finalmente l'ebbrezza del vuoto.

Se porto gli occhiali è perché mi faccio le seghe (mentali)

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Penso che condividere le gioie è importante tanto quanto condividere i dolori.  Penso che il dialogo, con se stessi che con gli altri, è sempre un bene.  Penso che ho paura di molte cose, ma la paura più grande è la perdita della sensibilità.    Penso che è facile fare i conti con la coscienza. Sempre se ne hai una.  Penso che le emozioni vadano metabolizzate, così come i ricordi.  Penso che sono le malattie senza sintomi quelle più difficili da curare.  Penso che se sei buona con tutti, alla fine non lo sei con nessuno.  Tanto meno con te stessa.  Penso che uscirò a fare due passi. 

Occhi stretti

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Se stringo gli occhi per guardarti, non è odio il mio, ma semplice miopia.